domenica 20 febbraio 2011

E Parigi [pubblicato con qualche giorno di ritardo sulla stesura=)]

E Parigi
s’insinua nel mondo
col capriccio sontuoso
di essere reale.

Piccola summa dei primissimi giorni di Francia. La città mi sembra un miraggio, per motivi soggettivi et aussi per motivi oggettivi. Ecco, oggettivamente non ho visto nulla o quasi, ma come nella migliore tradizione miraggera [attributo evidentemente neologico e buffone], ho accarezzato una meravigliosità abbagliante. Queste son peraltro le conseguenze di prendere la linea 63 dell’autobus da Saint Sulpice. Il motivo soggettivo è già racchiuso nella frasetta precedente, ergo il n’y a pas besoin de se repèter.
Chiaro che i primi giorni sono un po' macchinosi. La solitudine è la miglior compagna e la miglior nemica. Le settedisera arrivano ogni giorno con una puntualità che non ti aspetteresti, e ti schiaffeggiano irridendo il tuo stato di silenzio quasi permanente. D’altra parte, è in solitudine che -giustamente- bisogna badare alle proprie cose. Il burocratese domina in questa fase “zero”, o “zerovirgolacinque” che dir si voglia. Predisposto il plan d’etudes, rimane ancora da trovare casa; per non parlare della trafila per accedere alla CAF, un ammortizzatore sociale per gli alloggi, una cosa che in Italia non immaginiamo possa esistere ma che richiede un alto livello di formalismo---> altro che semplificazione e deregulation, qui lo Stato sociale esiste eccome -o almeno così pare-, ma richiede diversi oneri ai cittadini.
Paradossalmente, la solitudine è nemica anche quando non c’è. Il punto è che Parigi è piena di italiani, non solo turisti ma anche residenti e bien sur erasmus. Ora, sarebbe tragico stare a Parigi per trascorrere sei mesi con italiani conosciuti episodicamente. Questo è da evitare, e appena ci sarà una residenza stabile sarà una primaria premura evitarlo.

Nostalgia? E’ una parola che in passato mi rendeva insofferente. Ma è una parola che contiene un mondo attraente. Non si ha nostalgia del passato, a ben vedere e contrariamente al comune sentire. Del passato si ha un intenso ricordo, o magari un rimorso. Credo che la nostalgia non appartenga alla sfera della temporalità. Si ha nostalgia di un presente mentale, che non si cancella perchè può svolazzare trai pensieri e le incombenze del quotidiano e può proiettarsi nell’immaginazione del futuro.

Ecco, non mi spiegherei altrimenti la mia nostalgia per il vivere nella stessa città con te. Laddove “te” sei tu, sopracciglia.

Mi sto un po' sciogliendo la lingua per fortuna. Bisogna ascoltare molto per memorizzare velocemente lessico e modi di dire. Bisognerà prendere in mano un po' di grammatica (grammaire) per essere in grado di esprimersi ad un livello maggiore di quello “semianalfabeta”. Però bisogna anche e soprattutto buttarsi, sorridere degli strafalcioni e continuare a parlare, chiedendo conferme o eliminando dubbi. Insomma ci provo.
L’ostello mi sta quasi diventando simpatico, nonostante i suoi odori indecifrabili e l’assenza persino di un comodino in camera per riporre il cellulare. Ma l’ambiente ha uno squallore accogliente, che viene fuori alla distanza. Oltre ad un trapanese fermamente intenzionato ad essere assunto alla reception, c’è un marocchino che ha vissuto più di quattro anni a Bianco, noto paese della provincia jonica di Reggio Calabria. Stasera, Ali il marocchino di Calabria, che è islamico e non mangia maiale e che però era visibilmente alticcio, mi ha offerto un minisalamino confezionato: “provalo, lo so che non è buono come quelli di giù ma secondo me si può mangiare; poi, certo io non mangio maiale, ma ogni tanto il salame piccante in Calabria l’ho provato”.
C’est bon. Credo che andrò a riposare, domani dopo la sveglia presto tocca andare a cercare una via per vedere uno “studio” (pron. Studiò).

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