E' arrivato. E' tardissimo. E non sarà per ovvi motivi geografici mio. O, meglio, sarò io a non essere suo.
A non appartenere a questa giornata.
Domani in Italia c'è lo sciopero generale.
Mi auguro che sia un'affermazione di dignità in grado di bloccare il Paese.
Perchè il punto è questo, noi studenti universitari l'abbiamo capito questo autunno.
L'Italia è politicamente bloccata da anni. Gli unici provvedimenti che vengono presi sono, o norme ad personam [Silvio Berlusconi era realmente convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak, dice così la Camera dei Deputati della Repubblica Italiana], oppure disegni di smantellanto di tutto ciò che è alla prima persona plurale, di tutto ciò che è pubblico.
Meglio ancora, di tutto ciò che appartiene alla sfera del Comune, e che dunque non è appropriabile, nè da soggetti privati, nè da persone di diritto pubblico.
La dignità del lavoro e nel lavoro è un bene che appartiene a tutti indistintamente.
Da Marchionne al sottoscritto. Ergo Marchionne non se ne può appropriare privandone altre persone [la proprietà privata è questo, esclusiva per definizione e risuona nella locuzione che ho appena usato]. Lo stesso vale per un governo o un parlamento, che non possono in nome della flessibilità a senso unico eliminare le fondamenta della dignità del/nel lavoro: sicurezza contrattuale, previdenza sociale, diritti nei luoghi di lavoro, contrattazione collettiva.
Ma su tutto la Conoscenza. La commovente conoscenza.
La conoscenza è il primo dei beni comuni, a dispetto del suo carattere immateriale e etereo.
Infatti, in termini materiali diretti, la conoscenza è INUTILE.
Indirettamente, è con la conoscenza che nasce il vivere sociale in tutti i suoi campi e le sue applicazioni. Medicine. Tecniche ingegneristiche. La gioia intuitiva e arcana delle arti. Il ruolo ordinante e contraddittorio del diritto.
Ma l'approccio, me lo si consenta, deve essere secondo me più trascendentale.
La conoscenza è la condizione a priori per l'esercizio dell'umanità, singola e collettiva.
Nella conoscenza fioriscono la critica, la dialettica, le differenze, i riconoscimenti dell'altro. Nella conoscenza fiorisce lo slancio verso il futuro. E in essa l'essere umano può cogliere la pienezza nelle pieghe del presente.
La conoscenza è il contrario dell'abbrutimento, ed è la cosa che permette all'uomo di sorridere o piangere con profondità sempre nuove.
Di questi tempi, è sulla conoscenza che si gioca una grandissima partita di appropriazione privata. Esclusiva. Individualizzante.
Come si può incollare uno sponsor commerciale sulla conoscenza?
Come si può accettare che non tutti abbiano la possibilità di conoscere, nella misura in cui non tutti possono permettersi il valore aggiunto dato da un bollino?
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Lo si accetta perchè la diffusione dell'ignoranza è precondizione per l'esercizio di dittature morbide, piacione, narcotizzanti [forza milan viva il presidente!, che belli i programmi di Maria De Filippi!...].
La conoscenza permette di vedere.
La nostra povera Italia svilita, offesa, derubata e narcotizzata.
La nostra Italia, archetipicamente incline e per trent'anni indotta all'ignoranza [che è più comoda, sempre più comoda e gretta della conoscenza], oggi semplicemente non
Un padre di figlia diciassettenne è felice che la sua bambina se lo faccia mettere in culo a pagamento da un dittatoruncolo settantaquattrenne.
E allora, evviva lo sciopero generale.
Blocchiamo realmente il Paese bloccato.
Serve una rivoluzione culturale.
Bisogna lavorarci ogni giorno dentro e fuori di sè.
Interrare l'amarezza per coltivare umanità.