domenica 17 luglio 2011
sabato 16 luglio 2011
Studio in studio(ò)
Piove.
"Il problema relativamente nuovo che si presenta nella società di massa è forse ancora più grave; ma il motivo non è la presenza delle masse, bensì l'essere questa una società di consumatori, dove il tempo libero non serve più per il perfezionamento di sé o l'acquisizione di un posto migliore nella socirtà, bensì per aumentare sempre di più i consumi e i divertimenti. E poichè le merci di consumo disponibili non bastano a soddisfare la voracità crescente di un organismo la cui energia vitale, non più spesa nella fatica e sofrzo di un corpo che lavora, deve logorarsi nel cosumare , si direbbe che la vita stessa si protenda ad afferrare cose non destinate a lei. è ovvio che il risultato non sia una cultura di massa, che a rigor di termini non esiste, ma un entertainment di massa alimentato dagli oggetti della cultura del mondo. credere che una simile società possafarsi più colta col passare del tempo e grazie all'opera dell'istruzione pubblicaè, a mio avviso, un errore fatale. Una società di consumatori non saprà mai prendersi cura di un mondo e delle cose pertinenti in esclusiva allo spazio delle apparenze terrene, perchè la sua posizione fondamentale verso tutti gli oggetti - il consumo - significa la rovina di tutto ciò che tocca" Hannah Arendt
martedì 21 giugno 2011
IU-ESS-EI! IU-ESS-EI! parte seconda
Se quanto è riportato nel post precedente turba il destinatario, che non ci si preoccupi poi troppo.
Ci sarà sempre una simpatica storiella da raccontare alla televisione.
Sorriso inebetito e narcotizzato di un vasto uditorio indotto alla cessazione del pensare criticamente.
Farsi delle idee personali del mondo e metterle in comune, anche questo è pericoloso.
Mangia un altro Big Mac sul divano davanti alla fida televisione. Diventa presto un obeso impoltronito.
IU-ESS-EI! IU-ESS-EI!
il Paese della Libertà, che ci insegna quanto grande possa essere la Mamma Democrazia Occidentale.
Peccato la Mami pecchi per premura.
Lasciare un figlio umano in una condizione tale per cui si è obbligati a sacrificare la propria libertà personale per sopravvivere ad una malattia e tutelare i propri diritti alla salute e alla vita.
Cosa c'è di più vergognosamente criminale e immondo?
Questi esiti del capitalismo non hanno nulla -dico NULLA- da invidiare al Nazismo dell'Olocausto.
Si tratta infatti di un Olocausto "a carattere diffuso", nello spazio e nel tempo. La cifra di esso è la riduzione in schiavitù dell'essere umano, il ricatto come giogo esistenziale cui si è sottoposti, la privazione della libertà di disporre del proprio corpo e di pensare. Entrambe le cose potrebbero portarti in un baleno a perdere il posto di lavoro elemosinato presso Mr. Sergio Chrisler Marchionne, e là si tratterebbe allora di fronteggiare la sottrazione del diritto a lavorare e l'annichilimento della propria dignità di individuo e di soggetto sociale in contesto familiare e politico.
Ma il battiquorum è un movimento tellurico ad espansione carsica. Sta crescendo e speriamo possa presto zampillare.
Come un geyser. Come un vulcano islandese che manda affanculo i presuntuosi piani trimestrali delle corporations volanti.
Bisogna riappropriarsi della qualità della vita. E questa si declina solo alla prima persona plurale: "la felicità è reale solo quando è condivisa" [Thoreau]
domenica 19 giugno 2011
crepuscolare
Crepuscolare nel senso squallido del termine. Patetico nel senso deteriore dell'aggettivo. Sono le prime qualificazioni che vengono in mente a guardare questa messinscena stanca, fanatica, feticista.
Il vento è cambiato. Possiamo davvero trasformare la realtà, ci sono i presupposti e c'è l'energia.
L'onda di lotta in nome dei beni comuni si sta ingrossando per quantità e per qualità. Noi ne siamo la spuma leggera ed effervescente, abbiamo solo il compito di dare continuità e contenuti precisi. Accadrà.
Berlusconi è vecchio. E Bossi che tenta senza riuscirci di urlare per la terza volta "padania..." (la risposta è "libera!") è, per l'appunto, crepuscolare e patetico.
Riprendiamoci il futuro,
scommettiamo sulla creatività per poterlo modellare.
mercoledì 1 giugno 2011
Auvers Sur Oise
Qualche foto e due canzoni.
É pretenzioso spiegare alle volte.
Specie se si tratta della campagna abissale
di Vincent Van Gogh.
[Minuto di silenzio]
[Minuto di dispersione.]
[Angoli.]
Il Volto [Ecce Homo]
martedì 31 maggio 2011
Analogica
Stante la loro enormità,
le balene
non mangiano che plancton.
Berlusconi ha detto "ora vedranno", riferendosi a milanesi e napoletani.
Tradotto: Hamsik al milan.
Le distanze sono una culla di incontri tra alieni.
Orto di alienazione,
per non smarrirsi una coltivazione
di parole.
E le parole: strumento tragico. Suono gravido come le nuvole che danno nero (vero) senso alla realtà tattile e bagnata del temporale.
Destino di fallimento.
Eppure il coraggio del collegamento
nella Babele dell'interpretazione.
Onestà, ci vuole. Coscienza del Limite.
Si dovrebbe riferire di Auvers sur Oise. Lì è morto Van Gogh. Solo, malato, intuitivo come un brivido universale. Si riferirà.
Si dovrebbe riferire dell'Italia, che forse vive. Germogli a fine maggio. I fiori dovranno essere rossi per dare senso alla primavera e porre precondizione per il passaggio sinuoso d'ogni stagione.
Si dovrebbe. Si farà.
Ma il reale. Incombe nella forma di un terzo esame.
In Francia si perde forcement l'attitudine ad intarsiare profondità linguistiche in lingua italiana.
Sembro artatamente ricercato? Non lo sono.
Augurandomi di sognare
sabato 21 maggio 2011
martedì 17 maggio 2011
lunedì 16 maggio 2011
DSK
A me sinceramente Dominique Strauss-Kahn non piace. Trovo una violentissima contraddizione in termini il fatto che il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale [un'istituzione che certamente tanti Paesi del terzo mondo ve la raccomandano]. Dico, come può un personaggio del genere essere considerato, seriamente, un candidato di Sinistra?
Quasi quasi vien da pensare che il PS francese sia messo quasi peggio del nostro PD.
Ovviamente non è così, di Massimo D'Alema e di Walter Veltroni non ce ne sono altri al mondo.
Ma il punto, ben evidentemente, non è questo. Oggi Strauss-Kahn sta in carcere, accusato di sequestro di persona allo scopo/in conseguenza di una violenza sessuale che in termini di cronaca sarebbe stata sodomizzazione; nonchè, non contento, costrizione ad avere un rapporto orale ("atto sessuale criminale", laddove non consenziente bien sur, per le leggi yankees).
Tutto questo mi fa pensare che il Bill Clinton di dodici anni fa, quello che si teneva la stagista [come si chiamava? Legwinski o giù di lì: "amo ancora Bill", ebbe a dichiarare qualche tempo fa in piena crisi di identità mediatica] sotto la scrivania della stanza ovale. Quel Bill al giorno d'oggi pare un pischelletto maldestro, offuscato da bunga bunga e Sofitel vari.
Mi è venuta voglia di leggere dei testi sul rapporto tra potere e sessualità. Di questi tempi -sarà la società dell'informazione, sarà che il fenomeno è in espansione- questo rapporto si connota come sempre più tangibile, sempre più stretto.
Il potere che vuole autoaffermarsi pure sulla sfera del sessuale, in maniera autoritaria e perversa [perchè il potere politico, e in parte quello economico, sono soggetti a delle regole del gioco; ma la sessualità, essa è il regno del gioco che si fa da sè, un prato di perversioni consensuali.]
Un'attrazione profonda e grigia. Una voglia di dominio che zittisce il dominato. Si, proprio una perversione, che diviene folle in assenza di consenso. E che in assenza di consenso elimina la categoria stessa della sessualità, nella misura in cui essa si esercita (almeno) in due.
O almeno, io la vedo così.
Ad ogni modo Strauss-Kahn non sarebbe stato un buon candidato, in Europa ci vuole Sinistra.
giovedì 12 maggio 2011
dimensioni intuitive
"Un'arte che avesse per scopo di sprigionare dalla natura non generalizzazioni intellettuali, ma forme e colori collettivi la cui percezione non è ancora diventata nozione, sarebbe concepibilissima, e pare che un pittore come Marcel Duchamp stia realizzandola."
Guillaume Apollinaire, "I pittori cubisti- Meditazioni estetiche" [1912]
venerdì 6 maggio 2011
giovedì 5 maggio 2011
Lo sciopero generale
E' arrivato. E' tardissimo. E non sarà per ovvi motivi geografici mio. O, meglio, sarò io a non essere suo.
A non appartenere a questa giornata.
Domani in Italia c'è lo sciopero generale.
Mi auguro che sia un'affermazione di dignità in grado di bloccare il Paese.
Perchè il punto è questo, noi studenti universitari l'abbiamo capito questo autunno.
L'Italia è politicamente bloccata da anni. Gli unici provvedimenti che vengono presi sono, o norme ad personam [Silvio Berlusconi era realmente convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak, dice così la Camera dei Deputati della Repubblica Italiana], oppure disegni di smantellanto di tutto ciò che è alla prima persona plurale, di tutto ciò che è pubblico.
Meglio ancora, di tutto ciò che appartiene alla sfera del Comune, e che dunque non è appropriabile, nè da soggetti privati, nè da persone di diritto pubblico.
La dignità del lavoro e nel lavoro è un bene che appartiene a tutti indistintamente.
Da Marchionne al sottoscritto. Ergo Marchionne non se ne può appropriare privandone altre persone [la proprietà privata è questo, esclusiva per definizione e risuona nella locuzione che ho appena usato]. Lo stesso vale per un governo o un parlamento, che non possono in nome della flessibilità a senso unico eliminare le fondamenta della dignità del/nel lavoro: sicurezza contrattuale, previdenza sociale, diritti nei luoghi di lavoro, contrattazione collettiva.
Ma su tutto la Conoscenza. La commovente conoscenza.
La conoscenza è il primo dei beni comuni, a dispetto del suo carattere immateriale e etereo.
Infatti, in termini materiali diretti, la conoscenza è INUTILE.
Indirettamente, è con la conoscenza che nasce il vivere sociale in tutti i suoi campi e le sue applicazioni. Medicine. Tecniche ingegneristiche. La gioia intuitiva e arcana delle arti. Il ruolo ordinante e contraddittorio del diritto.
Ma l'approccio, me lo si consenta, deve essere secondo me più trascendentale.
La conoscenza è la condizione a priori per l'esercizio dell'umanità, singola e collettiva.
Nella conoscenza fioriscono la critica, la dialettica, le differenze, i riconoscimenti dell'altro. Nella conoscenza fiorisce lo slancio verso il futuro. E in essa l'essere umano può cogliere la pienezza nelle pieghe del presente.
La conoscenza è il contrario dell'abbrutimento, ed è la cosa che permette all'uomo di sorridere o piangere con profondità sempre nuove.
Di questi tempi, è sulla conoscenza che si gioca una grandissima partita di appropriazione privata. Esclusiva. Individualizzante.
Come si può incollare uno sponsor commerciale sulla conoscenza?
Come si può accettare che non tutti abbiano la possibilità di conoscere, nella misura in cui non tutti possono permettersi il valore aggiunto dato da un bollino?
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Lo si accetta perchè la diffusione dell'ignoranza è precondizione per l'esercizio di dittature morbide, piacione, narcotizzanti [forza milan viva il presidente!, che belli i programmi di Maria De Filippi!...].
La conoscenza permette di vedere.
La nostra povera Italia svilita, offesa, derubata e narcotizzata.
La nostra Italia, archetipicamente incline e per trent'anni indotta all'ignoranza [che è più comoda, sempre più comoda e gretta della conoscenza], oggi semplicemente non
Un padre di figlia diciassettenne è felice che la sua bambina se lo faccia mettere in culo a pagamento da un dittatoruncolo settantaquattrenne.
E allora, evviva lo sciopero generale.
Blocchiamo realmente il Paese bloccato.
Serve una rivoluzione culturale.
Bisogna lavorarci ogni giorno dentro e fuori di sè.
Interrare l'amarezza per coltivare umanità.
mercoledì 4 maggio 2011
something
C'è qualcosa in questa aria dei primi giorni di maggio. E' un'assenza - direbbero un assenz-io-. Capita di vivere anche così. E capita conseguentemente che la sera si faccia di continuo notte inoltrata, così come la mattina schiuda i propri occhi pigrissima.
Una questione di ritmi. la Francia non aiuta perchè è essenzialmente gaudente, pigra nella propria spina dorsale archetipica [avevo mai reso noto che i negozi parigi aprono non prima delle 9 e mezza/10?]
La settimana di pasqua -a proposito dei frammenti cui si accennava in post passati- è stata la settimana della pace.
Un turismo dal volto umanissimo, gioioso del presente e senza patemi d'animo.
A costo di non vedere tutto, chè non è un problema, si potrà recuperare in un futuro non troppo lontano.
La Tour Eiffel che fa da sfondo a questo blog, uno sgorbio criticato così tanto nel 1888 da essere stato adottato dal Fato nel 1889.
E poi il Louvre con le sue conferenze stampa, le sua degenerazioni e per fortuna e soprattutto le sue maestosità.
E la Senna. E il calore. Tanto calore.
E il paris-brest, bien sur.
Ora bisogna studiare in vista degli esami. Non è complicato comprendere come sia difficile a partire da certi stati d'animo.
Nuovi livelli di solitudine, anche.
Mi era stato detto che, sottopelle, ogni erasmus si nutre anche della solitudine.
E' fondamentalmente vero. Una faccia bella e spinosa.
Tutto è da vivere.
martedì 3 maggio 2011
la bellezza dei difetti
Può una foto difettosa diventare bella? Certo che può esserlo. Non si spiegherebbe altrimenti com'è che io e il mio naso siamo con Marie.
Ma, dico, al di là del naso e di ogni proprio naso, la cosa interessante è che questa foto è realmente una foto difettosa: nel senso che la fotocamera di Marie l'ha elaborata male, scomponendola in termini quasi cubisti. [sarà che sto leggendo questo librettino sui pittori cubisti di Guillaume Apollinaire, ma così mi sembra di percepire]. A me sinceramente piace molto, ergo eccola sul blog delle Sopracciglia.
Colgo l'occasione, per inciso, per dire che la settimana di pasqua è stata una cosa meravigliosa. Piena, piena, piena di pace. "Lenta" e aggraziata come meritava di essere. Piena di arte e di vita, come non poteva non essere.
Infatti, oggi faccio fatica a dormire la sera e a svegliarmi tonico la mattina.
Ma questa è un'altra storia.
Il faut se coucher.
Demain, peut etre qu'on va voir des photos concernant Privitera.
lunedì 2 maggio 2011
Sognando un Paris Brest
Questa sera avrei ucciso per un cosino di questi.
Ho dovuto accontentarmi di un banale magnum alle mandorle.
sabato 30 aprile 2011
il primo maggio
è una giornata fondamentale.
Ricca di simbolo e di futuro,
amara di violenze quotidiane,
fiera di lotte.
Ragionare
con la propria testa.
Pensare il mondo e le cose.
Questa è emancipazione.
"Se potessi mangiare un'idea
avrei fatto la mia Rivoluzione."
G.G.
Arriveranno frammenti, nei prossimi giorni, di questa meravigliosa seconda metà d'aprile.
Arriveranno, ma nei prossimi giorni.
Stasera ho girato per tutta Parigi in bicicletta. Eravamo in duecento a fare una critical mass, che qui chiamano Velorution -fin troppo semplice l'anagramma-. Molto bello, singolare, una dimensione altra che mi ha fatto star bene.
Nota di colore, lo scambio di chiacchiere finale [piazzale del centre Pompidou] con un sedicenne [sedici anni, non sedicente] ragazzetto che si professava autonomo, che pare sia stato in Italia arrivandoci in autostop per Pasqua, che dice di suo padre che quel giorno d'estate nel 2001 lui era proprio accanto a Carlo Giuliani.
Sarà. Sarà anche che domani devo studiare.
mercoledì 27 aprile 2011
conferenza stampa
Certe degenerazioni nella fruizione della forma artistica -dell'opera d'arte- sono veramente stupefacenti. Il Louvre è un'enciclopedia, oltre che dell'arte, anche di queste aberrazioni [Una corsa feroce ed alienante alla riproduzione fotografica. Senza magari spostare gli occhi dall'obiettivo della macchina alla realtà pittorica che si può vivere].
In tal senso, qui sopra un momento dell'affollatissima conferenza stampa tenuta da Monna Lisa.
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Primo post dopo diversi giorni, lo so. Ma è molto complicato dare un'idea discorsiva dei momenti che si possono vivere.
La vita piena toglie materialmente spazio alla discorsività articolata, e non ne ha colpe.
Cependant [comunque, however], arriverà qualche frammento.
martedì 19 aprile 2011
Profezia
Rubo le parole a Pier Paolo Pasolini. Anche se, trattandosi di parola poetica, non è corretto parlare di furto. Credo infatti che la parola poetica sia di tutti. Sia in certo senso eccedente. Eccede in modo straripante le individualità che riescono a fissarla su carta, pr divenire di tutti, di tutta l'umanità. Ed ecco quindi la Profezia di Pasolini, la profezia di tutti noi. Non tutti l'abbiamo vista col tempismo di Pasolini, ma oggi andrebbero letti i giornali per averne facile riscontro.
Pier Paolo Pasolini
Profezia
A Jean Paul Sartre, che mi ha raccontato la storia di Alì dagli Occhi
Azzurri.
Profezia
A Jean Paul Sartre, che mi ha raccontato la storia di Alì dagli Occhi
Azzurri.
Era nel mondo un figlio
e un giorno andò in Calabria:
era estate, ed erano
vuote le casupole,
nuove, a pan di zucchero,
da fiabe di fate color
delle feci. Vuote.
Come porcili senza porci, nel centro di orti senza insalata, di campi
senza terra, di greti senza acqua. Coltivate dalla luna, le campagne.
Le spighe cresciute per bocche di scheletri. Il vento dallo Jonio
scuoteva paglia nera
come nei sogni profetici:
e la luna color delle feci
coltivava terreni
che mai l’estate amò.
Ed era nei tempi del figlio
che questo amore poteva
cominciare, e non cominciò.
Il figlio aveva degli occhi
di paglia bruciata, occhi
senza paura, e vide tutto
ciò che era male: nulla
sapeva dell’agricoltura,
delle riforme, della lotta
sindacale, degli Enti Benefattori,
lui. Ma aveva quegli occhi.
La tragica luna del pieno
sole, era là, a coltivare
quei cinquemila, quei ventimila
ettari sparsi di case di fate
del tempo della televisione,
porcili a pandizucchero, per
dignità imitata dal mondo padrone.
Ma si può vivere là! Ah, per quanto ancora, l’operaio di Milano lotterà
con tanta grandezza per il suo salario? Gli occhi bruciati del figlio, nella
luna, tra gli ettari tragici, vedono ciò che non sa il lontano fratello
settentrionale. Era il tempo
quando una nuova cristianità
riduceva a penombra il mondo
del capitale: una storia finiva
in un crepuscolo in cui accadevano
i fatti, nel finire e nel nascere,
noti ed ignoti. Ma il figlio
tremava d’ira nel giorno
della sua storia: nel tempo
quando il contadino calabrese
sapeva tutto, dei concimi chimici,
della lotta sindacale, degli scherzi,
degli Enti Benefattori, della
Demagogia dello Stato
e del Partito Comunista..
...e così aveva abbandonato
le sue casupole nuove
come porcili senza porci,
su radure color delle feci,
sotto montagnole rotonde
in vista dello Jonio profetico.
Tre millenni svanirono
non tre secoli, non tre anni e si sentiva dinuovo nell’aria malarica
l’attesa dei coloni greci. Ah, per quanto tempo ancora, operaio di
Milano,
lotterai solo per il salario? Non lo vedi come questi qui ti venerano?
Quasi come un padrone.
Ti porterebbero su
dalla loro antica regione,
frutti e animali, i loro
feticci oscuri, a deporli
con l’orgoglio del rito
nelle tue stanzette novecento,
tra frigorifero e televisione,
attratti dalla tua divinità,
Tu, delle Commissioni Interne,
tu della CGIL, Divinità alleata,
nel meraviglioso sole del Nord.
Nella loro Terra di razze
diverse, la luna coltiva
una campagna che tu
gli hai procurata inutilmente.
Nella loro Terra di Bestie
Famigliari, la luna
è maestra d’anime che tu
hai modernizzato inutilmente. Ah, ma il figlio sa: la grazia del sapere
è un vento che cambia corso, nel cielo. Soffia ora forse dall’Africa
e tu ascolta ciò che per grazia il flglio sa. (Se egli non sorride
è perché la speranza per lui
non fu luce ma razionalità.
E la luce del sentimento
dell’Africa, che d’improvviso
spazza le Calabrie, sia un segno
senza significato, valevole
per i tempi futuri!) Ecco:
tu smetterai di lottare
per il salario e armerai
la mano dei Calabresi.
Alì dagli Occhi Azzurri
uno dei tanti figli di figli,
scenderà da Algeri, su navi
a vela e a remi. Saranno
con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi
di poveri cani dei padri
sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sè i bambini,
e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.
Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali.
Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
a milioni, vestiti di stracci
asiatici, e di camice americane.
Subito i Calabresi diranno,
come malandrini a malandrini:
«Ecco i vecchi fratelli,
coi figli e il pane e formaggio!»
Da Crotone o Palmi saliranno
a Napoli, e da lì a Barcellona,
a Salonicco e a Marsiglia,
nelle Città della Malavita.
Anime e angeli, topi e pidocchi,
col germe della Storia Antica,
voleranno davanti alle willaye.
Essi sempre umili
essi sempre deboli
essi sempre timidi
essi sempre infimi
essi sempre colpevoli
essi sempre sudditi
essi sempre piccoli,
essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per
implorare,
essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come
banditi
in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,
essi che si costruirono
leggi fuori dalla legge,
essi che si adattarono
a un mondo sotto il mondo
essi che credettero
in un Dio servo di Dio,
essi che cantarono
ai massacri dei re,
essi che ballarono
alle guerre borghesi,
essi che pregarono
alle lotte operaie...
...deponendo l’onestà
delle religioni contadine,
dimenticando l’onore
della malavita,
tradendo il candore
dei popoli barbari,
dietro ai loro Alì
dagli Occhi Azzurri – usciranno da sotto la terra per rapinare –
saliranno dal fondo del mare per uccidere, – scenderanno dall’alto del
cielo
per espropriare – e per insegnare ai compagni operai la gioia della vita
–
per insegnare ai borghesi
la gioia della libertà –
per insegnare ai cristiani
la gioia della morte
– distruggeranno Roma
e sulle sue rovine
deporranno il germe
della Storia Antica.
Poi col Papa e ogni sacramento
andranno come zingari
su verso l’Ovest e il Nord
con le bandiere rosse
di Trotzky al vento...
mercoledì 13 aprile 2011
Rimbaud
La vita è ciò che noi facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo. _ F. Pessoa
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scene di vita vissuta
Per l'appunto, scene di vita vissuta. La douche est bouchée, obturée. In attesa dell'idraulico. E domani si va in Inghilterra. Un passaggio a Londra per la prima volta nella mia vita; poi Birmingham dal buon Privitera.
Ma ora aspetTiAmo l'idraulico.
lunedì 11 aprile 2011
la contraddizione ed una canzone
La contraddizione rimane a mio avviso una delle categorie più reali e interessanti della vita. Ci penso da anni. Più di tre, quasi quattro ormai. Prima o poi ne prenderò di punta lo studio. Lo studio in sè di questo concetto in sè.
Nella contraddizione radicale sono immersi pure l'epoca che stiamo vivendo, il senso del mondo che abbiamo, i nostri spiriti. Ma anche il mio corpo.
My body.
Facebook liquido e Zygmunt Bauman
La riflessione è sulla Rete come fenomeno e come fonema. E poi su Facebook, epifenomeno della nostra modernità liquida [che blasfemia, confesso a malincuore di non aver letto questo testo capitale].
Insomma, stare in guardia dagli strumenti potenti [meta-strumenti, nella misura in cui diventano fini totalizzanti]. Stare in guardia per poterli usare bene [Africa del Nord docet, molto più del nostro popoletto viola]
Il Louvre è un Monstrum
Laddove è necessario che "monstrum" recuperi la sua originaria funzione significante, cioè quella connessa al verbo latino "monstrare".
Ieri, quindi, ho fatto una prima incursione al Louvre de Paris. Risultato?: ci sono stato dentro più di sei ore e mezzo e non ho visto che la parte egizia e quella greca-romana-etrusca.
Insomma qualcosa di sovrastante veramente. Almeno, questa è l'impressione che si ha scegliendo di vederlo a fondo. Peccato che ci sia anche la necessaria e negativa conseguenza feticizzante. Un sacco di turisti che si sentivano in piazza, invece che nei corridoi del museo [risate sguaiate mentre camminando non ci si accorge neanche di essere in una miriade di opere d'arte; le opere stesse toccate in modo tronfio per una posa fotografica -laddove anche la fotografia sarebbe interdetta!].
Esterni. Che giornata. Mitterand era megalomane ma almeno lui non progettava ponti sullo Stretto.
Un nudo egizio molto interessante e fotografato. Peccato che la mia, di foto, sia così scarsa.
.Nìke.
Evidentemente, l'ultima foto è molto frequente a vedersi; ma è innegabile che l'ordine compositivo che regala questa vista va immortalato.
Due considerazioni di fondo: la prima è che i francesi sono storicamente responsabili di depredazioni di patrimonio culturale estero di una vastità inimmaginabile [è un pensiero che mi è ritornato in mente lungo tutta la giornata]; la seconda è che i francesi sono storicamente capaci di una estrema valorizzazione del "loro" patrimonio culturale [nella misura in cui al Louvre sono esposti e calati in una tematizzazione reperti che da noi sarebbero in uno scantinato museale; o, peggio, a casa del sovrintendente]
venerdì 8 aprile 2011
la comunicazione mainstream
Qui, la sussunzione di una vicenda, che non meriterebbe (ulteriori) commenti, nel circuito della comunicazione main stream. La strategia è lucidissima, violentissima, disperante. Appunto, Berlusconi sta operando quotidianamente per sussumere e fagocitare in funzione banalizzante una vicenda che avrebbe dovuto rappresentare la fine politica di Berlusconi stesso. Sul bunga bunga le battute le fa lui stesso.
Posto (o meglio, im-posto con questa induzione subliminale e squallida alla normalizzazione) che i capi d'accusa sono trascurabili e velleitari, lui se la canta e se la suona con leggerezza, o meglio così vuol che si creda.
Esorcizza. Banalizza. Mistifica.
Distoglie l'attenzione dai fatti con le parole, ben consapevole che restando sui fatti le parole starebbero a zero.
Normalizzare lo schifo e il nulla è stata l'operazione più riuscita della sua televisione commerciale generalista. Se una notizia è scomoda, non la si da impedendone l'esistenza. Se proprio non si può fare a meno di "stare sul pezzo", che magari è di capitale importanza pubblica, allora si costruiscono teoremi e strategie per liquidarlo, normalizzarlo.
Si chiama occlusione dolosa delle facoltà di pensiero. Si chiama imposizione dell'ignoranza.
E' una delle pratiche più efficaci che le dittature possiedono per riprodursi, specie in momenti difficili.
Ma, a voler essere eretico, almeno il Minculpop aveva dei contenuti ideologici.
Resistenza al fascimo del ventunesimo secolo.
giovedì 7 aprile 2011
l'aperitif parisien
En effet, si tratta solo di un insieme di foto. Però le posto, perchè oggi pomeriggio è stato un bel pomeriggio. Abbiamo scambiato poesie idee e discorsi altalenanti (nel senso che si andava dal culturale al piacevole del quotidiano). Siam riusciti a raccogliere tanta gente e abbiam passato delle ore simpatiche. E poi___
pardon mi è scappato un dito su ctrl, cioè su "pubblica post" a quanto mi è stato appena dato di apprendere. Ad ogni modo. E poi Parigi. Che vive la primavera con un'esplosione di colore e di energia. Mi vien da pensare, nonostante le distanze temporali, "grazie al cazzo gli impressionisti!"_ Veramente meraviglioso.
Foglie tremule al vento lieve ma innervate dell'energia della loro nuova e recente nascita.
Colore.Colori.
Rafael in primo piano. L'altro non ricordo come si chiama ma era simpatico.
Insieme pomeridiano. E poi, bien sur, voilà une nuance de soir à Paris.
E buonanotte ai suonatori. Questa è la primavera.
l'aperitif parisien
En effet, si tratta solo di un insieme di foto. Però le posto, perchè oggi pomeriggio è stato un bel pomeriggio. Abbiamo scambiato poesie idee e discorsi altalenanti (nel senso che si andava dal culturale al piacevole del quotidiano). siam riusciti a raccogliere tanta gente e abbiam passato delle ore simpatiche. e poi
mercoledì 6 aprile 2011
ragionamento responsabile
Un titolo che è una parafrasi. Nella fattispecie, parafrasi della sigla “iniziativa responsabile”. Credo infatti che, dal mio punto di osservazione lontano e certamente parziale e ancor più certamente parigino; credo che nella melma puzzolente e devastata che potremmo chiamare anche “attualità politica italiana”, uno dei fenomeni più interessanti sia proprio questo insieme di parlamentari responsabili.
Quello di responsabilità è un concetto molto importante. Sta a significare il processo per cui una o più persone prendono su di sé il peso delle proprie scelte, delle proprie condotte, delle proprie azioni, dei propri pensieri. Detto in termini altisonanti e biblicamente eterni, la responsabilità è corollario coessenziale del libero arbitrio.
Ora, è chiaro che l’umanità rappresenta l’universo delle possibilità. Essere al mondo significa costruirsi e narrarsi mediante i percorsi che si decide di vivere. Essere al mondo significa necessariamente fallire, o se volete un termine più garbato sbagliare. Ma significa anche mettere in campo costantemente una tensione verso la comprensione, di ciò che ci circonda, degli altri e più di tutto (e per contrasto con tutto ciò che è differente, diverso) di noi stessi. E tutto ciò comporta la coscienza delle scelte, la capacità di argomentare la propria responsabilità. Non sempre è così, ovvio; ma la coscienza rimane a mio avviso un elemento fondante del vivere umano. È nella coscienza che matura la rivendicazione di se stessi e delle proprie relazioni. E questa rivendicazione include più o meno fieramente anche quelli che siamo soliti definire i nostri errori (detto in termini più biblicamente eterni, peccati o colpe).
Se appena la metà delle cose che ho appena scritto è condivisibile, allora credo che sia normale essere presi da un conato di disgusto surreale nel fare applicazione di tali concetti a questo fenomeno della realtà che chiamiamo “iniziativa responsabile”.
In sostanza, è successo che un gruppuscolo di banditi della politica rappresentativa si è venduto al miglior offerente (guarda caso, Berlusconi) per racimolare in un clima di vero squallore posti di potere e risibili prebende a breve termine. Una scelta, si direbbe. Una scelta responsabile, è così che viene presentata.
In questo caso specifico, penso che delle responsabilità andrebbero sì accertate, ma probabilmente più sul piano giuridico e precisamente penale. “A pensar male si commette peccato ma spesso si indovina”, ipse dixit (un altro responsabile, in ambito penale intendo).
Guardate le riprese e le foto delle conventions di questi personaggi. Morti viventi che, carichi di profumo e di retorica autoreferenziale e desertificata, tentano con misera pervicacia di legittimarsi. Ma la puzza di fogna non la levi via facilmente.
Prostituirsi, insomma, è ormai pratica di moda e trasversale a diversi settori della società civile. Così come di moda è violentare il senso delle parole [la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza]. Ma, dico io, altro che bunga bunga!: Scilipoti e i suoi compari sono il vero, principale punto di evidenza della tragedia che sta vivendo la nostra Italia. La mancanza di idee è talmente evidente che, se non si facesse attenzione, si rischierebbe di riderne. Peccato che con tutto il delirio che c’è in giro per il mondo non viene proprio, di sorridere delle “stranezze della società”.
E dunque. Dunque la responsabilità, quella vera. Siamo chiamati a percepire ed interiorizzare la responsabilità dei tempi che corrono, nonché a trarne le conseguenze in termini di riflessioni e di azioni. Grande è il disordine sotto le stelle; per cui la situazione è eccellente. Diceva Mao. Siamo chiamati a coltivare nel caos semi di umanità.
Bien sur, potremmo anche rimanere seduti in poltrona; ma ci si augura che la scelta avvenga previa assunzione di responsabilità. Proprio perchè la vita è possibilità, tutto ciò che facciamo potremmo in ultima analisi non farlo. E saremmo ancora in vita, nel mondo, magari con altri percorsi e altri scenari.
Ma in questo periodo “nel Paese c’è un evidente problema di agopuntura” [Crozza-Scilipoti, 14 dicembre 2010]. Come restare in poltrona, se sono in ballo le sorti dell’agopuntura?
domenica 3 aprile 2011
coltivare il caos
Un clandestino africano
è
la vulnerabilità
lacerata
violata
lacrimante
dell'essere umano
sabato 2 aprile 2011
non ci resta che piangere?
Non c'è dubbio che anche di queste cose ci tocca vivere e sorridere.
Certo, sarebbe meglio parlare di politica, di politiche, di economia, di società e di cultura.
Ma è pur vero che di Nerone stesso si proclamavano, più le stravaganti abitudini mondane, che non le sue politiche autoritarie e ovviamente del tutto dimentiche della plebe. Manco panem et circerses metteva in campo, Nerone. Semplicemente, sul fronte "circenses", dava grandi feste private di stile ellenistico-orientaleggiante nella sua dimora, e addirittura -si dice (chi era Tacito?)- che a queste feste Nerone stesso cantasse come l'ultimo dei canterini/attori/saltimbanchi. Cosa ovviamente poco confacente ad un imperatore di Roma.
Ne t'enquietes pas Nerone. Non ti preoccupare Nerone, le magnifiche sorti e progressive della storia fanno evolvere la politica del Bunga Bunga. E non ci fa niente, se tu non conoscevi ai tempi tale fonema. Te lo perdoniamo.
Certo, sarebbe meglio parlare di politica, di politiche, di economia, di società e di cultura.
Ma è pur vero che di Nerone stesso si proclamavano, più le stravaganti abitudini mondane, che non le sue politiche autoritarie e ovviamente del tutto dimentiche della plebe. Manco panem et circerses metteva in campo, Nerone. Semplicemente, sul fronte "circenses", dava grandi feste private di stile ellenistico-orientaleggiante nella sua dimora, e addirittura -si dice (chi era Tacito?)- che a queste feste Nerone stesso cantasse come l'ultimo dei canterini/attori/saltimbanchi. Cosa ovviamente poco confacente ad un imperatore di Roma.
Ne t'enquietes pas Nerone. Non ti preoccupare Nerone, le magnifiche sorti e progressive della storia fanno evolvere la politica del Bunga Bunga. E non ci fa niente, se tu non conoscevi ai tempi tale fonema. Te lo perdoniamo.
venerdì 1 aprile 2011
olsen olsen
Chiudete gli occhi e ascoltatela.
State volando, le Eolie, la signora Etna innevata, le barche a vela,
l'impressione di entrare dentro le case di Ravagnese...
Ritorno a casa.
Ovviamente non sono Rocco.
Ho scoperto che ci sono lettrici pisane (e non solo)...ma lasciatelo qualche commento!! Bisogna arginare i commenti illogici e deliranti di quest'uomo!
Diteglielo anche voi che questi post per essere capiti (e non del tutto) devono essere letti 5-6 volte!
giovedì 31 marzo 2011
tiri mancini dei destini semantici
Come da oggetto. Questa è la brevissima storia di una parola -o meglio di un significato- che in francese ha fatto una bruttissima fine. Almeno per l'angolatura di osservazione linguistica propria di un italiano.
COMPAGNO è una parola meravigliosa, che ha un ascendente sociopolitico profondo ed attraente ma che, ancor di più, possiede una culla etimologica che sconfina nella dimensione del poetico. Viene dal latino, la parola: "cum"-"panis"; analisi etimologica finanche scontata, si tratta di una parola composta che va a qualificare una persona con la quale si divide il pane. Quotidianità, familiarità. Basilarità di una relazione, nella misura in cui il pane è l'alimento primo della nostra vita.
Sfortunatamente, in francese il significato di "compagno" è espresso dal fonema CAMERADE. Il fonema COPAIN viene utilizzato, di fatto, solo per i compagni nelle relazioni d'amore, o se volete (essere meno nudi) sentimentali.
La lingua, con i suoi destini e i suoi percorsi, è proprio un affare affascinante e strano. Non avrei mai pensato di poter dare del "camerata" a qualcuno.
É il caso che vada a dormire.
piccole storie di solidarietà internazionale
Orbene, qui a Parigi devo dire che sto iniziando a cogliere -e con piacere- piccole storie di solidarietà internazionale nei confronti della mia (nostra) sventurata condizione di esseri umani di nazionalità italiana. Non da subito, inizialmente coglievo piuttosto, nei francesi sinistrorsi, una frettolosa equiparazione tra Berlusconi e Sarkozy. Vaglielo a spiegare, il contesto orrorifico che viviamo.
Ieri sera s'era in un bar à rue Oberkampf, bel posticino in cui ho ascoltato un buon concerto jazz molto ritmico e molto strano. In sostanza, il leader del quartetto si fa chiamare rithmystic (mistico del ritmo), e suona le percussioni col il suo proprio corpo [si, immaginate le percussioni di un concerto jazz create mediante tamburellamenti sul petto o sui quadricipiti delle cosce o con le mani]. A onor del vero, c'erano pure delle piccole maracas.
Ma non è questo il punto. il punto è che il gruppo con cui ero, gente simpatica e interessante devo dire, ha dimostrato una certa comprensione della situazione tragica che vive la nostra Italietta. Lo stesso mi è successo stamattina con una collega che mi ha chiesto che si dice della "greve" in Italia [laddove per greve si intende letteralmente sciopero, e in senso esteso manifestazioni di forte protesta e opposizione].
Bene, consola un pò. Giusto il tempo di aprire repubblica.it e guardare lo schifo che succede ormai quotidianamente alla Camera dei Deputati. Che tristezza. Ci vuole una sollevazione, l'aveva detto Monicelli. Poi lui s'è suicidato, ma era malato e aveva 95 anni. Noi non siamo -non tutti- malati (che poi la malattia come concetto...). Di certo non abbiamo 95 anni.
Giovedì prossimo; ma prima di giovedì c'è lunedì, con la prima interrogation écrite en droit administratif des biens. Giovedì prossimo, dico, meteo permettendo, si svilupperà una situazione molto simpatica. Aperò sur le quai de la Seine avec vin rouge francais, pain et fromage. Contenuto dell'aperò, che potrebbe avere risvolti veramente simposiaci, sarà la lettura incrociata di scritti sul tema "monogamia e poligamia" presentati in tre lingue: l'italiano, e a scrivere sarò io; lo spagnolo, e a scrivere sarà Rafael (in un post parlerò di Rafael, magari con foto); il francese, e a scrivere sarà Elenoire (lei sì, scrittrice francese che ha pubblicato).
E poi, ovviamente, copriamo allungando le parole e le dita il peso delle distanze.
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